La porta perfetta       Cinzia Pol

18.11.2018

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Una persona si affanna e batte insistentemente ad una porta

"Sono qui
Mi sentire?
Sono io
Aprite!"

Nella penombra i pugni battuti sulla porta appena illuminata dalla luce risuonano nell'aria.

"Perché non si apre?"

Si chiede mentre rimira tra le mani la chiave d'oro che le è stata data

"Perché non si apre

Eppure sono certa

Questa è la mia chiave"

"Con questa chiave troverai la tua strada"

"Me lo hanno detto quando me l'hanno messa tra le mani

Perché allora questa porta resta chiusa?

Perché di là nessuno mi risponde?

Nessuno viene ad aprirmi?

Sono dunque giunta alla fine?

Senza speranza alcuna di proseguire?

È tutto qui?"

E mentre questi pensieri affollano la sua mente

Mentre ormai immagina di ritrovarsi rannicchiata ai piedi della porta

alzò ancora una volta la mano e con il pugno chiuso,

ormai non troppo deciso,

batté ancora una volta sulla porta

"Sono qui!

Per favore

aprire

Non lasciatemi qui"

La voce quasi un soffio

Rassegnata

con lo sguardo assente volto in giù

Una mano Gentile le si posa sulla spalla

e una voce soave chiede

"Cosa fai qui fanciulla?

Perché ti affanni e fai tanto o rumore?

Desterai coloro che dormono"

Allora con il viso rigato dalle lacrime la fanciulla solleva lo sguardo verso il volto gentile di costui che,

come lei,

è intrappolato lì

così rassegnato e inconsapevole da curarsi di lei in quella disgrazia

In un sussurro,

aprendo la mano verso di lui per mostrargli ciò che custodiva di più caro, gli dice

"Ho la chiave io!

Eccola qui!

La chiave d'oro

Ma non apre

Ho provato sai

Per molte volte

Ma non apre

dovremo rimanere qu!

"Suvvia fanciulla

Perché mai vorreste entrare qui?"

Disse con tono serio di chi la sa lunga è appena appena sottilmente divertito

"Io devo andare" Disse lei "Ho una missione meravigliosa che mi attende"

Lui la guadò con un sorriso gentile

"Non è questa la tua strada"

"Certo" insistette lei

"Guarda! ho la chiave!

"Ma non apre"

Allora lui gentile le disse

"Questa non è la tua porta"

"Come no? " Ripose lei incredula

"Io sono il custode e di questo mondo,

ho tutte le Chiavi"

"Solo per questa volta farò un'eccezione

Ti lascerò sbirciare

così crederai!

Ma questa, mia cara, non è la tua porta!

Lei era ancora incredula e dentro di se pensò:

"Si sbaglia

è questa la mia porta

e quando la aprirà mi tufferò dall'altra parte

e sarò finalmente felice !

E così attese che quel vecchio gentile passasse tra le mani tutte quelle chiavi tintinnanti

Infine ne prese una e l'avvicinò alla porta.

E prima di inserirla guardò di nuovo la ragazza

E perchè le fosse chiaro le ripeté

"Solo una sbirciatina

Non è questa la tua porta!"

Lei si finse calma ma era già pronta a balzare dall'altra parte verso la sua felicità

Per fortuna non aveva peso la rincorsa

perché appena la porta si aprì fu chiaro anche a lei che quella non era la sua porta

Vedi cara? Disse con gentilezza ma con la forza e la chiarezza di chi la sa lunga

"Questo è l'armadio delle scope"

Dopo un primo momento di confusione i pensieri nella sua testa si fecero più intensi:

"Allora non c'è via d'uscita?!

Dovrò restare qui

Per sempre

Non vedrò mai la luce, il sole e le stelle?

Perché darmi questa chiave?

Illudermi in un futuro luminoso

Se poi non c'è nulla di più?"

E mentre pensa va queste cose la tristezza più grande che avesse mai sentito, che neppure aveva mai immaginato, le si avvolse attorno al cuore

E calde lacrime amare le solcarono il viso spegnerò ogni suo sorriso

Suvvia mia cara non fare così

Le disse il vecchio sollevandole il mento e asciugandole gentilente il viso

E con questo semplice gesto lei sollevò per un attimo lo sguardo posando gli occhi, finalmente, in un angolo che non aveva neppure notato fino a quel momento

E solo allora

La vide

a pochi passi da lei

una porticina graziosa e carina

Era piccola eppure perfetta,

con dellle decorazioni così carine e talmente affini a lei che per un momento pensò di averla decorata lei stessa

Ora la chiave che teneva ancora in mano le sembrava più leggera

Come un richiamo soave si ritrovò davanti alla porta

Prese la chiave e la infilò

E senza sforzo alcuno la serratura scattò

Ed era a casa

Nella quiete più assoluta che avesse mai neppure immaginato

Il cuore leggero

Il sorriso radioso

"Bentornata a casa"

Dissero delle voci di là dell'uscio

"Ti stavamo aspettando,

proprio te,

proprio qui

E senza neppure voltarsi

a ringraziare chi le aveva mostrato la via

andò

a cuor leggero

incontro al suo unico destino

di gioia

amore e

pienezza

Quanto vuoi restare ancora a piangere e battere i pugni sulla porta dello sgabuzzino?

Tu hai la chiave!